Adrián Salvador: pride, design e gastronomia nel cuore di Valencia
“Dobbiamo festeggiare il fatto che ci sono state molte persone che ci hanno spianato la strada per permetterci di essere noi stessi”
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Designer, cosmopolita, professore, collaboratore della rivista AD... Adrián Salvador non solo ha molti epiteti che lo definiscono, ma anche molte cose da raccontare. Parliamo con lui a casa sua di ciò che lo fa essere quello che è: la sua carriera professionale, i suoi punti di riferimento, la sua città e, naturalmente, il Pride. E ce ne parla mentre prepara una di quelle ricette speciali che lo riportano ai momenti felici delle estati della sua infanzia.
Il design come soluzione ai problemi
Il primo ricordo che ho del mondo del design è una mostra di Verner Panton alla quale mi portò mia madre durante un viaggio a Copenaghen quando avevo 13 anni. In quel momento scoprii che esisteva un lavoro che si dedicava a rendere la vita delle persone più piacevole, migliore o a risolvere i problemi. Così sono andato a studiare a Londra e a Barcellona e a lavorare a New York e a Ubrique, prima di ritornare a Valencia.
A 21 anni, insieme al mio socio Lucas Zaragozí, abbiamo intrapreso il nostro progetto, ESTUDIO SAVAGE. Lucas non è solo il mio socio, ma anche il mio miglior amico, e dico sempre che è lui il pilastro fondamentale del nostro studio. Perché ci sono ottimi creativi in Spagna, ma persone che sappiano gestire e capire le aziende creative non ce ne sono tante. Io e Lucas abbiamo formato il nostro progetto 12 anni fa e continuiamo a dedicarci a quello che ci piace nella città dove siamo nati: Valencia.
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Il Pride come percorso che non è ancora terminato
C’è molto da festeggiare ma c’è ancora molto per cui manifestare. L’omosessualità è ancora perseguitata e punita con la morte in alcuni paesi. Il collettivo trans continua ad essere uno dei più maltrattati dalla società e, anche se sembra impossibile, nel mondo ci sono ancora persone che non capiscono l’omosessualità.
Il Pride Day è una data importante, dobbiamo festeggiare il fatto che ci sono state molte persone che ci hanno spianato la strada per permetterci di essere noi stessi e per far provare alla società empatia nei confronti della libertà di voler essere sé stessi e di voler amare chi si voglia amare.
L’ispirazione come motore
La mia ispirazione viene da una serie di canzoni, piatti, luoghi, viaggi e persone. Dai prodotti artigianali di amici e docenti del master di Artigianato Contemporaneo che dirigo a Barreira Arte & Diseño, come Canoa Lab, Nati de Kabuki, Aldanondoyfdez, Idoia Cuesta, Isalda, Carlota Barrera… ma anche dalla musica: è da un po’ che mi sono fissato con l’ultimo album di Guitarricadelafuente. Oppure dalla gastronomia, dagli spazi di ristorazione come Bar X di Ricard Camarena, Nozomi o il bancone del Central Bar nel mercato centrale.
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Il lavoro inteso come una storia
Concilio il mio lavoro in studio con quello di docente all’università. Nello studio ci occupiamo della direzione creativa dei brand, forniamo consulenza in merito ad un consumo più responsabile e a prodotti sostenibili, alla creazione di un brand o alla creazione di concept commercializzabili. A scuola sono professore e, insieme al mio socio, co-direttore del primo master in Artigianato Contemporaneo. I nostri progetti ruotano attorno ai produttori locali, alle produzioni più sostenibili e alla reinvenzione dell'artigianato. È un modo di guardare indietro per trovare frammenti che erano già stati dimenticati ma che trovano spazio nell’attualità, creando un nuovo discorso o semplicemente recuperandolo e dandogli una nuova vita o un nuovo senso.
La gastronomia al centro di tutto
Due anni fa, durante il primo lockdown, la rivista AD mi ha proposto di creare una sezione dedicata alla gastronomia e al design. Da allora preparo ricette con impiattamenti e oggetti artigianali e creativi. Credo che la gastronomia sia il miglior collante tra tutte le discipline. Tutto ruota intorno al cibo. Tutto è più bello attorno ad una tavola imbandita, vero?
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Valencia come città perfetta
Sono nato a Valencia, e anche i miei genitori e i miei nonni sono di qui. Anche se ho studiato e lavorato fuori Valencia, ho sempre saputo che a un certo punto avrei voluto ritornare. Valencia è una città meravigliosa in cui vivere: ha le dimensioni perfette, è ben collegata e ha un’agenda culturale e di attività per il tempo libero fantastica. Montagna, mare, città, campagna... qui c’è tutto.
"La mia ispirazione viene da una serie di canzoni, piatti, luoghi, viaggi e persone"
Domande veloci
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L’ultimo libro che hai letto..
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Si te digo lo que hice di Jaime de los Santos.
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Una canzone che non ti stanchi mai di ascoltare.
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Hasta la raíz di Natalia Lafourcade.
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Un film che tutti dovrebbero vedere..
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“Shortbus - Dove tutto è permesso” di John Cameron Mitchell.
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Una ricetta che ti fa ritornare ad un momento felice..
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A
Focaccia senza glutine di fichi, formaggio di capra e miele. Mi ricorda Jávea, il posto dove ho passato le migliori estati della mia vita.
Focaccia senza glutine di fichi, formaggio di capra e miele
- Ingredienti:
Un rotolo di pasta brisé
Fichi o fioroni
Tronchetto di capra
Miele
- Preparazione:
- 1. Preriscaldare il forno a 180 ºC. Disporre la carta da forno sulla teglia e stenderci sopra la pasta brisé. Bucherellarla e cuocerla nel forno fino a quando non si è dorata.
- 2. Lavare e tagliare a fettine i fichi e disporli sulla pasta brisé già raffreddata.
- 3. Sminuzzare il tronchetto di capra o tagliarlo a fettine sottili e distribuirlo sopra i fichi.
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Spennellare i fichi con un po’ di miele. Ed è pronta da gustare!
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“Credo che la gastronomia sia il miglior collante tra tutte le discipline. Tutto ruota intorno al cibo. Tutto è più bello attorno ad una tavola imbandita, vero?”